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Sempre più ricercati dalle aziende,
inspiegabilmente non si fanno trovare. Di chi stiamo parlando? Dei cosiddetti “introvabili”.
Progettisti meccanici, ricercatori chimici, sviluppatori, progettisti di
software, addetti a sportelli bancari, infermieri e di moltissime altre figure
con titoli di studio medio-alti che sembrano essere in via di estinzione. Un
paradosso “made in Italy” quello che emerge da un approfondimento dell’analisi
annuale del sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Ministero
del Lavoro presentata qualche giorno fa a Verona in
occasione di Job&Orienta e riguardante la
situazione che caratterizza la ricerca del lavoro in Italia.
Su oltre 406mila assunzioni non stagionali previste
nel 2012 da imprese dell’industria e dei servizi, sarebbero
circa 65.500 i posti di lavoro rimasti vacanti, ovvero il 16% del totale, proprio in un paese dove
le condizioni del mercato, dell’economia, del rapporto fra scuola e lavoro
risultano sempre più complicate. Vero è che la quota di “introvabili” si
è ridotta rispetto alla rilevazione effettuata nel 2011 (117mila
unità, pari a poco meno del 20% delle 600mila assunzioni non stagionali che le
imprese intendevano effettuare entro l'anno), ma secondo il Rapporto il calo
generalizzato della domanda di lavoro da parte del sistema produttivo (200mila
le assunzioni totali previste in meno rispetto allo scorso anno) spiega
ampiamente il perché di questa diminuzione.
I laureati
Tra i livelli di istruzione, le
difficoltà maggiori, quest’anno, le
incontrano i laureati: in pratica, dei quasi 59mila che le
imprese volevano assumere nel 2012 con un contratto non stagionale, uno
su 5, pari a 12.000 unità, è considerato introvabile. Rispetto allo scorso anno, quando le imprese ne
avevano previsti in entrata 74mila, la quota della difficoltà di reperimento si
riduce tuttavia del 6% (dal 26,1 al 20%). Gli
ingegneri rappresentano i candidati ideali per
ben 9 tra le prime 20 professioni introvabili; un titolo di studio che dunque
offre altissime opportunità di assunzione purché accompagnato da un'adeguata
preparazione, meglio se arricchita da un'esperienza e flessibilità.
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Tra le
figure più richieste il progettista di sistemi informatici per
il quale sono 900 (delle mille circa previste per quest'anno) le assunzioni
difficili da reperire, pari a quasi l'85% del totale. A seguire ci sono ilconsulente
di software, l'analista programmatore e ilprogrammatore
informatico. Queste ultime professioni citate, sono tra le prime venti
cosiddette “introvabili”, con tassi di difficoltà attorno al 30% delle
assunzioni previste per quest'anno e tutte con la prevalente richiesta di una
laurea in ingegneria informatica.
Difficili da reperire anche i progettisti
meccanici (per cui si richiedono soprattutto ingegneri meccanici
e navali), introvabili per quasi un terzo delle richieste, pari a oltre 500
unità sulle 1.800 circa di assunzioni previste; i progettisti
di impianti industriali(sempre con preferenza
per gli ingegneri meccanici e navali) e quelli nel settore
dei servizi (maggiormente richiesti i laureati in economia
bancaria, finanziaria e assicurativa), dove circa il 40% delle assunzioni sono
difficili da reperire (circa un centinaio in entrambi i casi). Tra le prime
posizioni per difficoltà di reperimento si collocano anche i revisori
contabili (laureati in scienze economico-aziendali, del
marketing e dell’amministrazione), introvabili in oltre un terzo dei casi,
quasi 300 in valori assoluti su un totale di ben oltre 700 assunzioni previste
per quest’anno.
Dando uno sguardo alle professioni con maggior
sbocco occupazionale, in testa salgono gli infermieri con
3.500 assunzioni di laureati circa, seguiti dagli addetti all’amministrazione (3.000)
e dagli educatori professionali(2.200). Sbocchi professionali accessibili anche ai
neo-laureati, visto che le imprese ritengono adatto anche un giovane appena
uscito dall’università a svolgere la professione, nel 62-63% delle assunzioni
per le prime due figure professionali richieste e per ben il 77% nel caso della
terza.
Sopra le 1.000 richieste di laureati si
posizionano invece gliAddetti allo sportello bancario, i Progettisti
meccanici, i Tecnici
commerciali, i Professori
di scuola secondaria superiore e iFarmacisti.
I diplomati
Per quanto riguarda i diplomati, sebbene il periodo di crisi abbia moltiplicato anche
la loro offerta di lavoro (motivo per cui la difficoltà di reperimento nel loro
caso è diminuita al 16,2% nel 2012 contro il 18,7% del 2011), per alcuni
indirizzi di diploma superiore la ricerca da parte delle imprese risulta particolarmente
complicata anche nel 2012. Per questa categoria le difficoltà si
concentrano su 27mila unità (il 16,2%), in calo anche in questo caso
sia in valore assoluto (erano più di 45mila nel 2011) sia in termini di quota
sul totale delle relative assunzioni (di oltre due punti percentuali, da 18,7 a
16,2%).
Le maggiori difficoltà di
reperimento si incontrano nel settore del legno, mobile e arredamento (180
le assunzioni “difficili” su quasi 400) e in quello delle telecomunicazioni (230
gli “introvabili” su 600). Per non parlare poi delle difficoltà che incontrano
le imprese nel settore termoidraulico, tessile, abbigliamento e moda,
elettrotecnico e turistico-alberghiero,
ad incontrare l’offerta di lavoro adeguata.
Tra i principali sbocchi professionali che
si aprono quest’anno per i diplomati, primeggiano i Commessi
di negozio, gli Addetti
all’amministrazione, gli Assistenti
di vendita, gli Addetti
alla segreteria e i Magazzinieri,
la cui domanda è compresa tra le 10mila e le 6mila unità. Tra queste figure, i
giovani appena usciti dal percorso formativo sono ritenuti adatti a svolgere la
professione richiesta in misura maggiore nel caso dei Commessi di negozio e in
quello degli Assistenti alla vendita (circa i due terzi delle assunzioni
previste sarebbero destinate a diplomati 'freschi di studi'). Superano le 5mila
unità anche le assunzioni non stagionali di diplomati per gli Addetti
alla contabilità, mentre superiori alle 3mila sono quelle
per Camerieri, Addetti
ai servizi di pulizia eAddetti alle vendite nella grande distribuzione.
Regione per Regione
Se si fa un’analisi sul territorio
nazionale, soffermandosi nelle varie regioni, i dati sono ancora più curiosi.
In Lombardia 9
su 10progettisti informatici non si trovano “neanche
a pagarli”, è il caso di dire. I Venditori tecnici,
invece, sono difficili da trovare inPiemonte, dove per il 78% delle
richieste nella regione le imprese segnalano difficoltà di reperimento (2.200
circa le assunzioni previste a livello nazionale). Introvabili anche i progettisti
meccanici in Emilia Romagna, dove sono circa la
metà del fabbisogno regionale quelli di difficile reperimento (quasi 1.800 le
assunzioni in Italia). Così come nel Lazio, dove le imprese cercano disperatamente termoidraulici e
non riescono a rimpiazzare i propri collaboratori, mentre in Trentino
Alto Adige si è aperta una vera e propria “caccia” ai camerieri (non
stagionali), ma il bottino finora è magro.
Un fastidioso paradosso
Quindi, nonostante una grande quantità di
posti vacanti disponibili, si è assistito ancora una volta ad un altro
anno in cui molti posti di lavoro sono andati persi e la disoccupazione ha
raggiunto tassi record. Ma si tratta di semplice distorsione fra domanda e
offerta, oppure c’è qualche altro motivo?
La situazione in sostanza è questa: da un
lato, si deve fare i conti con il preoccupante fenomeno della precarietà
delle professioni, tema poco affrontato nelle associazioni
di categoria ma per il quale è possibile affermare l’esistenza di una offerta
di lavoro che resta inascoltata; dall’altro lato, è anche vero che in Italia si
fanno lunghe file per trovare lavoro in settori che sono inevitabilmente al
completo, si pensi ad esempio all’insegnamento, mentre si registra l’assenza di
candidati per altri ambiti.
Ridurre la questione della ricerca del
lavoro al fatto che i giovani sono choosy, per citare un aggettivo utilizzato
dal ministro Fornero, sembrerebbe troppo semplicistico e alquanto inesatto. Qui
c’è un problema di scarsa aderenza dei curricula lavorativi alla realtà
del paese, e molto spesso le difficoltà di incontro
tra domanda e offerta di lavoro sono essenzialmente dovuti a un’offerta
contrattualmente così poco attraente da renderla del tutto inaccettabile.
Secondo Claudio
Gagliardi, segretario generale di Unioncamere,
quello che sta vivendo l’Italia nel mercato del lavoro “è un paradosso che
richiede un cambio radicale del mondo della formazione”. Pertanto, dice
Gagliardi, serve uno sforzo per far sì che tutti i giovani abbiano la possibilità
di conoscere dall’interno il mondo dell’impresa e, al tempo stesso, far
apprezzare a queste ultime il proprio talento. In che modo? Adeguandosi al
modello estero, dove vengono organizzati sistematicamente percorsi di
apprendimento in azienda integrati nel percorso formativo.
Investire nella formazione continua e nei
progetti di apprendistato, che hanno l’obiettivo
proprio di far apprendere un lavoro a chi magari aveva immaginato di farne un
altro, potrebbe rivelarsi dunque una buona soluzione per uscire definitivamente
da questo fastidiosissimo paradosso.
Articolo redatto da Ufficio Stampa ASCA
Articolo redatto da Ufficio Stampa ASCA
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